Mercoledì arbitro CL, giovedì dentista: come funziona, Markus Merk?

Signor Merk, come va il ginocchio? Bene, secondo le circostanze. Recentemente mi sono strappato la cartilagine durante una corsa in montagna in Spagna. Adesso il danno è da riparare, del resto voglio partecipare all'UTMB in Francia a fine agosto.

L'UTMB è considerata una delle ultramaratone più impegnative al mondo. Allora è vero, sei un drogato di resistenza e montagna... Si hai ragione. Per ottenere un posto da titolare per l'UTMB, negli ultimi due anni ho partecipato a tre gare ultra per poter raccogliere i punti necessari. Sicuramente non voglio perdermi questo momento clou attorno al Monte Bianco.

In Alto Adige dovreste essere nelle migliori mani per rimettervi in forma per le gare ultra e in montagna. È corretto. In effetti sono stato qui in Alto Adige molto spesso. Quando ero ancora arbitro, qualche volta venivo qui per allenarmi. Ad esempio, sono stato più volte al Plan de Corones e, come highlight personale, una volta sono riuscito addirittura a scalarlo da tre lati in un giorno. Devo assolutamente venire di nuovo qui in estate.

Molte persone conoscono Markus Merk come arbitro. Alcuni ora sanno anche che ha perso il cuore per la montagna. Ciò che molti non sanno è che Markus Merk è stato a lungo medico dentista... Ho iniziato ad arbitrare in Bundesliga nel 1988 e due anni dopo ho aperto uno studio dentistico, che ho gestito fino al 2004. La mia professione odontoiatrica è sempre stata al primo posto. Per quanto sorprendente possa sembrare, l'arbitraggio è stato casuale.

Mano sul cuore: quanto è stato difficile gestire il passaggio dal mondo glamour del calcio alla semplicità di un dentista – e di solito in poche ore? Mi è capitato spesso di arbitrare la Champions League a Milano il mercoledì sera, di tornare il giorno dopo, di essere in studio alle 11 e di curare i pazienti fino alle otto di sera. Padroneggiare questa transizione, tirare questa leva: questo l'ho imparato durante una singola partita della Bundesliga.

Come? Quando venerdì sono tornato dal mio progetto di servizio in India e sabato ho arbitrato una partita, per così dire, relativamente insignificante, non sono entrato con l'atteggiamento giusto. È stato uno dei miei peggiori giochi, è stato allora che ho capito: o ti concentri su quello che stai facendo o devi rinunciare a una realtà. Dopodiché non è stato più un problema premere l'interruttore. Oggi si dice che questa qualità sia la mia grande forza.

Oggi, a quasi otto anni dalla fine della tua carriera, in qualità di esperto del canale televisivo a pagamento Sky tieni conferenze e commenti le controverse decisioni arbitrali. Allora cosa ne pensi dell'introduzione del video arbitro, che come te osserva la partita dall'esterno e interviene in caso di decisioni sbagliate? Viviamo nel 21° secolo, nell’era del mondo digitalizzato. Non può essere che una decisione palesemente sbagliata venga riconosciuta da milioni di persone davanti ai loro schermi ma non corretta nel gioco. L'esperienza ha dimostrato che ci sono da cinque a sei decisioni chiaramente sbagliate in ogni giornata di partita che potrebbero essere evitate con l'aiuto di un arbitro video. In alcuni Paesi questo sistema verrà testato a partire dalla nuova stagione. È solo questione di tempo prima che diventi realtà.

Questo non significa che si sta perdendo la tradizione del calcio? No, al contrario: le emozioni possono essere amplificate. Stanno emergendo nuove aree di discussione. E anche l'attrattiva del gioco può migliorare. Ma sottolineo: il videoarbitro dovrebbe essere utilizzato solo in casi di decisioni sbagliate cristalline, non in casi grigi. Sono entusiasta di vedere come sarà il concetto.

Ti sei spostato molto durante la tua carriera e hai arbitrato un'ampia varietà di partite. Quali ricordi particolarmente? Ce ne sono tre in totale. La numero uno è stata la mia prima partita da arbitro quando avevo appena dodici anni. Numero due: la mia prima partita in Bundesliga all'età di 26 anni. È stato allora che ho capito che il sogno di una vita si era avverato. E la numero tre, la finale di Champions League del 2003 tra Milan e Juventus all'Old Trafford. Ma non perché fosse il momento più importante del calcio per club...

Ma? Quando da adolescente raccontai a mio padre del mio progetto di diventare arbitro, rimase deluso. Non ci siamo parlati molto per un anno. Nel 1977 guardammo insieme la finale del campionato nazionale e io dissi: "Se arbitrassi questa partita una volta, ti inviterei". Quando arrivò il momento, nel 2003, presi due biglietti e quelli aerei e gli feci una sorpresa. Quello è stato ed è un momento molto emozionante (questo sottolinea il fatto che gli occhi di Merk si inumidiscono, ndr).

Sulla persona: MARKUS MERK Markus Merk, nato a Kaiserslautern nel 1962, nei suoi 20 anni di carriera arbitrale ha arbitrato oltre 450 partite tra Bundesliga, Coppa dei Campioni e Nazionale. È stato votato tre volte arbitro mondiale dell'anno. Dopo aver chiuso lo studio dentistico nel 2004, si è dedicato a tenere conferenze incentrate sul “decidere in sicurezza” e a fornire consulenza alle aziende. Merk è anche coinvolto in vari progetti di aiuto in India.

Thomas Debelyak, SportNews

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