Il sogno canadese

Potrebbe quasi essere una favola. Dopo un periodo di gare attive nel biathlon e nello sci di fondo, un bavarese (nato a Ruhpolding) soccombe alla vastità e alle maestose vette delle Montagne Rocciose e si trasferisce rapidamente a Canmore per trascorrere lì il resto della sua vita come maestro di sci e guida alpina. Fedele al motto: devi vivere i tuoi sogni. Matthias Ahrens, un uomo di montagna nel senso migliore del termine. E poi nel 2012 è diventato capo allenatore dei biatleti canadesi, avendo precedentemente contribuito a sviluppare talenti nella squadra di allenatori. Sapeva in cosa si stava cacciando. Il biathlon è tanto popolare e conosciuto in Canada quanto gli scacchi su prato lo sono in Siberia. Ciò che conta è l'hockey su ghiaccio, il curling, lo sci alpino, il freestyle. I canadesi hanno suscitato sorprese nel biathlon Ciò non ha mai disturbato Ahrens. “È una sfida trarre il meglio da una mancanza”, mi ha detto una volta. Ho trovato in lui un amico e forse è per questo che sono andato fuori di testa quando i canadesi sono arrivati terzi nella staffetta maschile ai Mondiali del 2016. Ero felice come un bambino che ha scoperto il suo giocattolo preferito sotto l'albero di Natale. Felice per Matthias, perché sapevo già che questo non sarebbe mai più stato possibile. Sotto la sua egida, Jean-Philippe Leguellec ha ottenuto la prima vittoria del Canada in Coppa del Mondo nel 2012. Nathan Smith ha seguito l'esempio e nel 2015 ha addirittura vinto l'argento ai Campionati del mondo a Kontiolahti. "Ora i ragazzi ne hanno abbastanza per un anno", ha detto Ahrens dopo il successo della medaglia di bronzo con la squadra a Oslo. Per vincere medaglie a tutti è stata concessa una borsa di studio di un anno. Il biathlon in Canada funziona solo attraverso l'iniziativa personale Una piccola manna in casse altrimenti sempre vuote, perché i biatleti canadesi sono a malapena sostenuti dalla loro associazione. Un confronto: se il reparto freestyle riceve tre milioni di dollari canadesi dal programma “Own the Podium”, i biathleti perdono solo l'equivalente di 200.000 euro. Per tutti e per tutto. Il biathlon in Canada funziona solo grazie all'incredibile iniziativa degli atleti. Immaginiamo il seguente scenario in Italia o in Germania: chi vuole fare biathlon deve prima pagare 15.000 dollari (circa 9000 euro) all'associazione. I partecipanti alla metà dell'IBU Cup e coloro che vogliono esordire ai Campionati del Mondo Junior di Obertilliach dovranno prima segnalare il proprio interesse versando 4500 dollari. Potresti compensare queste spese attraverso sponsorizzazioni sul fucile e sul berretto. Pochissime persone ci riescono. Al momento solo Christian Gow ed Emma Lunder, i migliori della squadra al momento.

"È davvero sorprendente che qualcuno voglia ancora fare biathlon in queste circostanze." Matthias Ahrens, allenatore di biathlon di lunga data in Canada Matthias Ahrens, che ora allena gli juniores nella provincia dell'Alberta, mi fa notare che tutti quelli di cui si occupa devono sborsare una quota di formazione annuale di 8000 dollari canadesi, motivo per cui tutti i suoi protetti devono accettare un lavoro e lavorare almeno 20-30 ore di lavoro normalmente durante la settimana. Dopotutto le spese di viaggio e alloggio sono a carico dell'associazione, come avviene ora prima dei Mondiali in Slovenia. L'associazione paga anche due allenatori e due tecnici di sci. Si tratta però di una facciata, perché gli atleti hanno già anticipato la maggior parte dei costi con il loro deposito. Anche gli americani non se la passano meglio "È davvero sorprendente che qualcuno voglia ancora fare biathlon in queste circostanze", ammette Ahrens. Lunder o i fratelli Gow sono come i corridori dei 100 metri che iniziano solo quando gli altri hanno già percorso dieci metri. Ma dovrebbero anche lottare per la vittoria. Ciò semplicemente non è possibile o è possibile solo in casi assolutamente eccezionali. C’è un enorme squilibrio nella scena del biathlon. Da un lato ci sono professionisti provenienti da Germania, Italia, Russia, Austria e, in alcuni casi, Svizzera, che sono completamente assicurati dallo Stato. D'altra parte c'è chi all'inizio dell'inverno non sa se alla fine avrà ancora qualche dollaro in tasca, soprattutto perché il premio in denaro è quasi nullo. Questo è anche uno dei motivi per cui seguo sempre con grande interesse l'andamento dei canadesi e degli americani, che non se la passano meglio. I giorni di gloria sono finiti in Canada Tutto è iniziato alla grande in Canada quando Myriam Bedard vinse le uniche medaglie d'oro disponibili ai Giochi Olimpici di Lillehammer nel 1994 (gara individuale e sprint). In precedenza era diventata vincitrice della Coppa del Mondo a Ruhpolding (1990) e Campionessa del Mondo in Bulgaria (1993). Lo splendore è sbiadito. Ora, per tutti i partecipanti canadesi ai prossimi Mondiali, si tratta fondamentalmente solo di attirare un po' di attenzione a casa con risultati di tutto rispetto. Una medaglia di bronzo, ad esempio, garantirebbe il prossimo futuro. Probabilmente è un sogno. Matthias Ahrens, che ha realizzato il suo sogno, osserverà da lontano, da Canmore. Un peccato. Mi sarebbe piaciuto incontrarlo di nuovo.

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Il sogno canadese

Il biathlon è uno degli sport invernali più popolari, soprattutto in Scandinavia e Germania. La situazione è diversa in Canada, ad esempio. Per poter partecipare alla Coppa del Mondo come cacciatore di sci canadese, devi mettere mano al tuo portafoglio.

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