Il governo italiano rifiuta la candidatura olimpica

Il ministro dello Sport Giancarlo Giorgetti ha dichiarato martedì che non ci sono i presupposti per candidarsi.

“Una questione importante come la candidatura olimpica deve essere portata avanti con uno spirito di solidarietà, che non esiste tra le tre città. Pertanto, il governo ritiene che la domanda così come formulata finora non abbia futuro. Questa proposta non ha il sostegno del governo ed è morta”, ha detto Giorgetti, un politico di spicco della Lega, partito di destra al governo.

Il 1° agosto il Comitato Olimpico Italiano CONI ha annunciato la candidatura congiunta. Si diceva che nessuna città sarebbe stata la prima candidata per il “progetto innovativo”. Questo probabilmente non è stato ben accolto da tutti i soggetti coinvolti. Più recentemente, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha esortato la metropoli lombarda a prendere l’iniziativa. Il Torino aveva resistito strenuamente. Giorgetti ha lamentato la scarsa disponibilità delle tre città a collaborare. “Prevale la sfiducia”, ha criticato il ministro dello Sport, che ha parlato di sconfitta personale. “Ho lavorato fin dall’inizio per una soluzione comune. I comitati delle tre città hanno cercato una soluzione che accontentasse tutti, ma non l’hanno trovata”, ha detto Giorgetti.

L’Italia però nutre ancora speranze in una candidatura. Le regioni Lombardia con Milano e Veneto, che comprende anche Cortina, stanno valutando una candidatura alternativa. Con l'esclusione del Torino sperano in occasioni migliori, lo hanno detto martedì i presidenti di Lombardia e Veneto, Attilio Fontana e Luca Zaia. Entrambi i presidenti appartengono alla Lega di destra.

L'ospite dei Giochi invernali tra otto anni sarà scelto dal CIO a settembre 2019. Se l'Italia non presenterà alcuna candidatura, il bacino dei candidati si ridurrà ulteriormente dopo il ritiro del candidato giapponese, Sapporo. L'ospite del 1972 vuole concentrarsi su una candidatura per il 2030 dopo il devastante terremoto che ha colpito l'isola di Hokkaido.

Recentemente si sono ritirate anche l’Austria con le città di Graz e Schladming e la Svizzera con Sion. Ciò lascerebbe in corsa solo Calgary (Canada), Stoccolma (Svezia) ed Erzurum (Turchia).

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